Nel 1935 l’italiano Vittorio Erspamer, isolò dalla mucosa intestinale di una rana, ossia il tratto enterico, una sostanza che venne per l’appunto ribattezzata enteramina. Si trattava di un vero e proprio neurotrasmettitore che veniva prodotto dalla mucosa intestinale. Nei decenni successivi questa sostanza venne sempre più studiata ed oggi è nota a tutti con il nome di serotonina o 5-idrossitriptamina (5-HT). La serotina è molto nota per essere associata a stati d’animo positivi, quali buon umore, gioia, e benessere generale.
Ai tempi era difficile immaginare i progressi che la scienza avrebbe fatto nello studio dell’intestino e del microbioma tuttavia era già ben chiaro che l’intestino potesse essere un vero e proprio secondo cervello.
Come il microbiota può influenzare la produzione di serotonina
Oggi sappiamo che il microbiota intestinale non solo è un elemento chiave per il funzionamento del nostro sistema intestinale ma interagisce anche con il sistema nervoso.
C’è un vero e proprio sistema nervoso nel nostri intestino chiamato Sistema Nervoso Enterico (o ENS) nel quale per l’appunto viene rilasciata la serotonina o come un tempo veniva chiamata, l’eneramina.
Ne consegue una nuova branca di ricerca chiamata neurograstroenterologia, ossia lo studio di come la funzionalità dell’intestino interagisca con il sistema nervoso e viceversa.
I segnali che viaggiano dal cervello all’intestino e viceversa
Sempre più chiari sono i collegamenti tra stress e stanchezza con le disfunzioni intestinali. Oggi si sta facendo luce anche sul percorso inverso, ossia come un intestino sofferente per infiammazione cronica o per abuso di antibiotici possa interagire negativamente con il sistema nervoso.
Si è anche visto come un intestino popolato da un microbiota sano, rafforzato anche da probiotici e prebiotici, favorisca il rinnovamento dei tessuti del sistema nervoso enterico e quindi migliori la qualità della comunicazione tra intestino e cervello.