lI glutine è il principale nemico di chi soffre di celiachia ed è difficile da evitare. Si tratta di un’infiammazione cronica dell’intestino tenue, scatenata dall’ingestione di glutine, una proteina contenuta nel grano ed in alcuni altri cereali, in soggetti geneticamente predisposti.
Il quadro clinico dei pazienti affetti da celiachia è molto variabile e i sintomi vanno dalla diarrea con marcato dimagrimento, al dolore e gonfiore addominale, fino a disturbi extraintestinali, come l’associazione con altre malattie autoimmuni.
Si tratta di una patologia che riguarda circa l’1% della popolazione italiana e mondiale, e nello specifico nel nostro Paese ne soffrono circa 600.000 persone.
Le ultime ricerche
Sono stati effettuati degli studi per capire se i batteri intestinali, in particolare i Bifidobatteri, potrebbero essere utilizzati nel trattamento della celiachia.
Nel nostro sistema digerente, infatti, sono presenti molti tipi di batteri, ma nei soggetti che soffrono di celiachia i livelli di batteri sono alterati. In genere i pazienti celiaci non riescono e riequilibrare la loro flora batterica intestinale nemmeno seguendo una dieta rigorosamente senza glutine. In particolare di Bifidobatteri sono in numero minore rispetto a quelli degli individui sani.
I Bifidobatteri hanno la capacità di sminuzzare le proteine del glutine in frammenti più piccoli che non causano disturbi e danni ai pazienti. Questa è la ragione che ha spinto i ricercatori a tentare di utilizzarli nella cura di questa malattia.
Un team di scienziati guidato da Edson Rodrigues-Filho, Natália E. C. de Almeida ha studiato come vari ceppi di Bifidobatteri scompongono i peptidi del glutine e l’effetto che questi piccoli peptidi così ottenuti possono avere sulla risposta immunitaria.
Dopo aver estratto le proteine del glutine dalla farina di frumento ed aver messo in coltura quattro ceppi di Bifidobatteri i ricercatori hanno scoperto che il ceppo B. longum ha sminuzzato le proteine del glutine in un maggior numero di frammenti rispetto agli altri ceppi.
A questo punto hanno analizzato le risposte citotossiche e infiammatorie ai vari peptidi e hanno scoperto che quelli formati dal ceppo B. longum causano minor danno alle cellule intestinali.
Si tratta ovviamente di uno studio e di una prima scoperta che potrà però aprire la strada a nuove cure e migliori prospettive per le persone affette da celiachia.
Fonti:
https://www.acs.org/content/acs/en/pressroom/presspacs/2020/acs-presspac-april-15-2020/how-probiotic-bifidobacteria-could-help-celiac-disease-patients.html
How probiotic Bifidobacteria could help celiac disease patients
https://pubs.acs.org/doi/10.1021/acs.jafc.0c01421