La composizione dei batteri nell’intestino è legata anche alle capacità di apprendimento e di memoria: sono i risultati di un recente studio che così fornisce una potenziale via di ricerca per rallentare l’invecchiamento cerebrale e preservare l’attività cognitiva.
Solo in Europa si prevede nei prossimi anni un incremento importante di over 65 e trovare strategie efficaci per garantire a queste persone un sano invecchiamento rappresenta un traguardo molto importante.
I risultati dello studio sui microbiomi di topi
Il dott. Damien Rei, un ricercatore in malattie neurodegenerative e psichiatriche presso l’Istituto Pasteur in Francia, ha deciso di esaminare i diversi tipi di microbiomi che appaiono nei topi più giovani e più anziani per capire meglio cosa potrebbe accadere anche negli esseri umani.
Ha così scoperto che quando trasferiva i batteri intestinali dai topi più anziani ai topi più giovani, poteva osservare un forte effetto sulla riduzione dell’apprendimento e della memoria. Quando invece faceva il contrario, le capacità cognitive tornavano alla normalità.
“Nonostante fossero animali anziani, le loro capacità di apprendimento erano quasi indistinguibili da quelle dei topi giovani dopo il trasferimento di microbiota – ha raccontato il dott. Rei, aggiungendo che ciò indica una forte connessione tra intestino e il cervello.
Ora il dott. Rei è impegnato nell’esaminare il microbiota intestinale umano nelle persone anziane e in quelli affette dal morbo di Alzheimer, ma per ora è troppo presto per dire se ci sono differenze significative.
Trasferire negli esseri umani questi risultati ottenuti sui topi
La ricerca è stata finanziata dalla stessa Comunità Europea ed ora il dott. Rei ha davanti a sé la sfida di riprodurre sulle persone i risultati ottenuti sui topi. I problemi che rallentano questo lavoro non sono solo dovuti alle barriere etiche, ma anche a delle precise differenze fisiologiche. Rei spiega infatti che “Il sistema immunitario di un topo è molto diverso da quello di un essere umano. Il microbiota intestinale è anche molto diverso perché i topi mangiano cose molto diverse da ciò che facciamo noi “.
Alla scoperta dei legami tra intestino e invecchiamento
Definire il legame tra flora intestinale e invecchiamento non è semplice, spiega il dott. Thorsten Brach, ricercatore all’Università di Copenhagen in Danimarca. “È noto che l’invecchiamento è un processo multifattoriale ed è difficile, soprattutto quando si tratta del microbioma, separare gli effetti dell’invecchiamento in particolare da tutti gli altri aspetti”.
Per ora la strada di ricerca più promettente è quella che studia il legame tra i flora intestinale, l’infiammazione ed l’invecchiamento. Ma i dati sono ancora contrastanti.
Quali benefici da una dieta con restrizione calorica?
Una delle ricerche effettuate è stata fatta sugli effetti di una dieta a lieve restrizione calorica periodica nei topi con l’obiettivo di esplorare il potenziale impatto delle diete nell’invecchiamento sano.
Inaspettatamente, i topi a basso contenuto calorico hanno accumulato più grasso corporeo ma hanno anche visto un lieve “ringiovanimento” del loro profilo di composizione del sangue in modo da somigliare di più a quello dei topi più giovani.
Prospettive per il futuro
Gli studi effettuati fino ad ora indicano che c’è ancora molta strada da percorrere nel dipingere un quadro accurato del legame tra microbiota e processo di invecchiamento.
La ricerca in questo campo potrebbe alla fine cambiare il modo in cui vediamo l’invecchiamento, afferma il dott. Rei, considerando il processo di senescenza molto più fluido di una “strada totalmente a senso unico senza possibilità di tornare indietro”
Fonte:
https://horizon-magazine.eu/article/bacteria-keep-us-healthy-could-they-keep-us-young.html