È come una matrioska: i parassiti che vivono nell’intestino umano a loro volta hanno il loro set di batteri intestinali.
Questa è la scoperta sorprendente di un nuovo studio che ha esaminato tricocefali (Trichuris trichiura) parassiti che colpiscono circa 1 miliardo di persone in tutto il mondo e possono causare diarrea, vomito e perdita di peso, nonché una crescita ritardata nei bambini.
Lo studio
Ian Roberts, professore di microbiologia all’Università di Manchester in Gran Bretagna, ha dichiarato che sono stati sorpresi dallo scoprire che i tricocefali hanno la loro microflora intestinale e come negli umani sembra aiutare la loro salute.
Richard Grencis, coautore dello studio e anche lui professore all’Università di Manchester ha continuato dicendo che i batteri dell’intestino del parassita sembrano essere necessari per la sua crescita. Inoltre, i tricocefali sembrano essere in grado di alterare i batteri intestinali dei loro ospiti umani per riuscire a sopravvivere.
I ricercatori sperano che le loro scoperte possano contribuire allo sviluppo di farmaci più efficaci contro I tricocefali.
Come avviene il contagio
Secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC) le infezioni da tricocefali si verificano più frequentemente nelle aree tropicali con scarsa igiene. L’infezione si diffonde quando le uova dei vermi che si trovano sul terreno (attraverso le feci) vengono toccate da persone che poi si mettono le mani in bocca, oppure mangiano frutta o verdura cresciuta in un terreno contaminato.
Batteri in tricocefali nei topi
Nel nuovo studio, pubblicato sulla rivista Science Advances, i ricercatori hanno prima prelevato campioni di tricocefali da topi infetti. Hanno scoperto che all’interno dei parassiti c’erano dei batteri, che il parassita aveva acquisito dal suo ospite.
I ricercatori hanno osservato che i parassiti avevano bisogno di questo batterio intestinale per crescere e stare bene.
Quando i ricercatori hanno dato ai tricocepi adulti degli antibiotici (che hanno effetti sui batteri piuttosto che sui parassiti), i vermi sono morti. Ma quando li hanno fatti assumere a giovani tricocefali privi di batteri, i farmaci non hanno avuto alcun effetto.
Un secondo studio
I ricercatori hanno esaminato topi che non avevano alcun batterio intestinale (chiamati topi privi di germi) e li hanno infettati con larve di tricocefalo sterili (larve di tricocefalo senza batteri). Due settimane dopo, questi topi avevano livelli di vermi “appena rilevabili”, mentre i topi con normali batteri intestinali avevano alti livelli di vermi.
È interessante notare che i ricercatori hanno scoperto che la composizione dei batteri intestinali all’interno dei tricocepi adulti era molto diversa da quella del suo ospite. Questa scoperta suggerisce che il tricocefalo seleziona e mantiene il proprio microbiota distinto indipendentemente dalle popolazioni batteriche circostanti.
I ricercatori hanno anche scoperto che, una volta che il parassita si è stabilito all’interno di un ospite, l’infezione provoca cambiamenti nei batteri dell’intestino dell’ospite.
L’importanza del microbioma per questo parassita
Questo microbioma intestinale alterato riduce il numero di nuove uova tricocefali che possono schiudersi.
A prima vista sembrerebbe controproducente per il parassita, ma in realtà serve sia perchè la quantità dei vermi non diventi troppo alta, sia per impedire al sistema immunitario dell’ospite di combatterli.
Saranno effettuati ulteriori studi per comprendere meglio il ruolo dei batteri dell’intestino del parassita e di come ques’ultimo colpisca il microbioma dell’ospite.