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Scopri il tuo secondo cervello

Ansia e stress influenzano il benessere intestinale

Senza dubbio sono in molti a conoscere gli effetti negativi che ansia e stress riversano sul nostro benessere fisico. A volte, però, se ne sottovaluta l’importanza e ci si concentra prevalentemente sulle cause patologiche del malessere, curando, spesso, il sintomo e non la causa del disturbo.

Certo, in alcune malattie ansia e stress hanno un’importanza secondaria, ma nei disturbi dell’apparato gastrointestinale, vanno a braccetto con il malessere dichiarato dal paziente.

I gastroenterologi AIGO ( Associazione italiana gastroenterologi ed endoscopisti ospedalieri) ritengono, infatti, lo stato d’ansia o la situazione di stress del paziente, un ospite certo, che deve essere “curato” al pari della sintomatologia.

La correlazione pancia-testa

La correlazione pancia-testa è stato proprio uno dei temi cruciali affrontati durante il corso interregionale AIGO di Emilia-Romagna, Marche e Toscana, tenutosi quest’anno a Rimini.

A tale proposito il Dott. Francesco Ferrara, medico UOC di Gastroenterologia ed Endoscopia Interventistica presso l’Ospedale di Bologna, afferma che l’essere umano è molto di più della sua malattia, soprattutto in gastroenterologia. Si pensi, infatti, che gli stessi sintomi possono variare a seconda degli stati d’animo del paziente.

Per questo motivo, secondo il Dott. Ferrara, è necessario capire ed imparare a gestire queste interazioni attraverso terapie mirate ed efficaci.

La correlazione pancia-testa spesso si presenta come una vera e propria concausa della malattia e, a volte, risulta essere un ostacolo alla guarigione.

Il nostro secondo cervello ostacola la guarigione

Il nostro intestino, a volte, si comporta come se non volesse farci stare meglio. Pensiamo, ad esempio, ai gorgoglii e ai movimenti intestinali che possiamo avvertire in situazioni di forte stress.

Il problema insorge quando gli stimoli sono continui e le risposte del nostro fisico sono esagerate, spiega il Dott. Ferrara, o quando si sovrappongono ad una malattia già presente.

In questi casi si crea una situazione di forte disagio e di sofferenza, che innesca un circolo vizioso dal quale non è semplice uscire.

Spesso il timore di provare disagio può amplificare o essere la causa scatenante del disagio stesso.

Come evitare di cadere in questo circolo vizioso? Senza dubbio, ci dice ancora il Dott. Ferrara, è necessario imparare a gestire i sintomi e quindi affrontarne la causa.

La meditazione Mindfulness ci aiuta a stare meglio

I ritmi di vita accelerati, il poco tempo da dedicarci, sono indubbiamente dei fattori negativi che ci allontanano dallo “stare bene”.

Come possiamo intervenire? Innanzi tutto dovremmo imparare ad ascoltarci e a “gestire” la nostra mente attraverso alcune pratiche di Mindfulness.

Cosa significa mindfulness?

Mindfulness nella nostra lingua significa consapevolezza e lo scopo della meditazione è proprio quello di farci raggiungere una consapevolezza di sé e della realtà nel momento presente ed in maniera non giudicante.

Attraverso la pratica della mindfulness, l’individuo divenendo consapevole e non critico nei confronti di sé stesso, dovrebbe riuscire a controllare e contenere emozioni, sensazioni e pensieri negativi che possono creargli sofferenza.

In altri termini, raggiungere uno stato di benessere psico-fisico.

La meditazione Mindfulness è un toccasana per il nostro intestino

Una ricerca di Harvard, condotta nel 2019, ha dimostrato come la meditazione Mindfulness possa influire significativamente sui sintomi clinici dei disturbi gastrointestinali, sulla sindrome dell’intestino irritabile e su alcune malattie infiammatorie croniche intestinali.

Secondo i dati raccolti, la meditazione ha agito positivamente su:

  • Dolore addominale
  • Diarrea alternata a stitichezza
  • Gonfiore
  • Flatulenza
  • Senso di evacuazione incompleta

Come è possibile? La domanda è lecita ed ha anche una risposta: il rilassamento regolare indotto dalla meditazione agisce, infatti, su:

  • Consumo di ossigeno
  • Frequenza cardiaca
  • Pressione sanguigna
  • Stress
  • ansia

Quando siamo in uno stato di rilassamento e non sperimentiamo tensione fisica o psicologica, il nostro microbiota ne trae beneficio, risultando simbiotico e funzionale.

Lo yoga come pratica di rilassamento

Francesco Girotti Pucci, insegnante di yoga, durante il corso tenutosi a Rimini, spiega che lo yoga è da considerarsi un’ideale pratica di autoanalisi e rilassamento.

Lo yoga, infatti, è una pratica di rilassamento completa perché comprende un’attività fisica, costituita da posizioni da mantenere con il corpo e da movimenti fatti per passare da una posizione all’altra.

Ma lo yoga è anche ascolto dei nostri pensieri in modo distaccato, quasi fossimo osservatori esterni.

Inoltre, spiega Girotti Pucci, lo yoga è praticabile ad ogni età ed in qualsiasi condizione psico-fisica, basta assecondare i limiti del proprio corpo.

Spesso, contrariamente a quello che si pensa, la maggior efficacia si ha proprio quando si pensa di non essere adatti perché ci riteniamo troppo vecchi o troppo grassi oppure perché non vogliamo metterci in gioco.

Se abbiamo preso la decisione di dedicarci allo yoga, è consigliabile iniziare sotto la guida di un insegnante.

Il Maestro saprà, senza dubbio, adattare la pratica alle esigenze e alle condizioni individuali.

In seguito si potrà proseguire da soli, sono sufficienti un tappetino, del tempo e della costanza.

Ascoltarsi è fondamentale per la nostra salute al pari di una medicina o di un integratore.

Non dimentichiamo l’alimentazione

L’alimentazione ha sempre un’importanza rilevante per il nostro benessere fisico.

Le pratiche olistiche ci aiutano a stare bene con noi stessi, curano la nostra mente, la corretta alimentazione fa il resto del lavoro.

Fonti:

https://www.previdir.it/mindfulness-e-yoga-toccasana-per-il-nostro-intestino/

Laureata in Lettere
Laureata in Lettere, freelance

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