Le persone con sindrome da stanchezza cronica hanno squilibri nei loro batteri intestinali. Questo è ciò che emerge da un nuovo studio.
La sindrome da affaticamento cronico (Chronic Fatigue Syndrome-CFS) è un disturbo in cui le persone provano una profonda fatica, hanno un sonno non ristoratore e una riduzione significativa delle proprie funzionalità. Secondo i ricercatori, si stima che dal 35% al 90% dei pazienti con sindrome da affaticamento cronico segnalano disagio addominale coerente con i sintomi della sindrome da intestino irritabile (Irritable bowel syndrome-IBS).
Degli studi precedenti hanno già trovato delle differenze nei batteri intestinali dei pazienti affetti da sindrome da stanchezza cronica rispetto alle persone sane. Ma il nuovo studio è uno dei primi a cercare differenze tra i batteri intestinali nei pazienti affetti da sindrome da stanchezza cronica che hanno IBS e batteri in coloro che non hanno IBS.
La ricerca e i risultati
I ricercatori hanno analizzato campioni di fecali da 50 pazienti con sindrome da stanchezza cronica e 50 persone sane. Quasi la metà dei pazienti con CFS, 21 su 50, aveva anche IBS.
La ragione del legame tra sindrome da fatica cronica e quella dell’intestino irritabile non è chiara; infatti, come affermano i ricercatori, la prima può predisporre i pazienti a sviluppare l’altra, o le due condizioni potrebbero condividere le cause sottostanti.
Dai risultati della ricerca inoltre emerge che le differenze nei livelli di sei tipi di batteri intestinali sono fortemente legate alla sindrome da affaticamento cronico. Questo risultato potrebbe essere utilizzato per prevedere se i pazienti possano sviluppare la sindrome da affaticamento cronico.
Nel futuro
Gli studi futuri dovrebbero esaminare ulteriormente i sintomi gastrointestinali e la loro relazione con i disturbi dei batteri intestinali nelle persone con sindrome da affaticamento cronico.
È possibile che un giorno i ricercatori possano utilizzare informazioni sui batteri dell’intestino del paziente, sui percorsi metabolici coinvolti da questi batteri e sulle molecole immunitarie presenti nel sangue per diagnosticare con più precisione le persone con sindrome da affaticamento cronico e sviluppare trattamenti più specifici per la condizione.