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Scopri il tuo secondo cervello

Soffri di disturbi di stomaco? Potresti non “digerire” la vita!

Soffri di disturbi di stomaco? Potresti non “digerire” la vita!

Il cervello ha un ruolo effettivo nella digestione, la quale è attivata da un insieme di stimoli sensoriali provocati anche dall’idea stessa del cibo. Ecco perché cibo ed emozioni sono termini legati tra loro.

Nelle tribù amazzoniche, ancora ai giorni nostri, è usanza portare in una caverna gli uomini in procinto di morire e le donne che stanno per partorire. In questo luogo buio di morte e rinascita, lo spazio ed il tempo si allentano e le forze trasformatrici prendono il sopravvento. Si attua un passaggio, una elaborazione da uno stato ad un altro.

Gli aspetti simbolici dello stomaco…

Lo stomaco, come la caverna, acquista una funzione alchemica importantissima, quella di utilizzare tutte le energie preposte alla trasformazione per rigenerare l’organismo.

Gli aspetti simbolici di quest’organo furono menzionati in modo particolare da Paracelso, medico naturalista e filosofo del Cinquecento che chiamava lo stomaco “il grande alchimista”.

Egli scriveva: “Il nostro corpo in origine puro, assorbe i veleni che sono uniti agli elementi. Ma per lottare contro queste impurità, possediamo in noi un potere di neutralizzazione chimica e di eliminazione, questo potere è esercitato dall’Alchimista (il ventre)”. Ciò significa che lo stomaco ha il potere di accettare, assimilare, elaborare ciò che viene introdotto dall’esterno, ovvero il cibo, la materia prima, il mondo e trasformare il tutto in energia per sostenere la vita.

…e dell’apparato digerente

L’apparato digerente rappresenta dunque, anche grazie al suo fuoco purificatore, un laboratorio di trasformazione ed il centro dell’elaborazione del mondo esterno. Il vaso contenitore, cavo ed accogliente, accetta, tollera e trasforma non solo il cibo in quanto aspetto materiale del mondo, ma anche le emozioni intese come “aspetto sottile” della vita.

Cibo ed emozioni: due termini legati fra loro

Bisogna considerare infatti che cibo ed emozioni sono due termini legati fra loro a partire dal primo alimento e contatto che abbiamo nella vita: latte e madre.

Il cibo non è qualcosa di isolato, asettico, senza valore simbolico, esso richiama, evoca, risuona con emozioni ben definite: il piacere o il dispiacere, l’affettività, la rabbia e persino la sessualità. Così le sostanze diventano “mente” dentro di noi.

Il cervello ha un ruolo effettivo nella digestione

Anche dal punto di vista psicologico è stato dimostrato che il cervello ha un ruolo effettivo nella digestione, la quale è attivata da un insieme di stimoli sensoriali provocati anche dall’idea stessa del cibo. Infatti prima ancora di assaporare un alimento, alla sola idea di mangiarlo, il cervello avverte lo stomaco (ma non solo…vedi acquolina in bocca), di secernere acido cloridrico e gastrina. Da ciò si deduce che ad attivare o bloccare la digestione può essere sia ciò che mangiamo, sia un pensiero o un’emozione che si sostituisce ad esso in modo simbolico.

Cosa significa digerire? A cosa è collegato il mal di stomaco?

Digerire vuol dire quindi “accogliere, trasformare, scambiare, prendere e dare”, su diversi piani.

Il mal di stomaco e la digestione difficile sono sempre connessi ad un rapporto con l’ambiente conflittuale. La sofferenza è molto spesso causata dall’incapacità di affrontare situazioni o persone oggettivamente aggressive.

Nella gastrite in particolare è presente un fuoco che brucia all’interno, invece di essere manifestato all’esterno con la “dichiarazione dei propri bisogni” al mondo circostante. Il tipo di sintomo può essere riconducibile a diversi aspetti simbolici, per esempio una sensazione a tenaglia, può riferirsi a situazioni nelle quali vi è una forte indecisione fra l’agire di testa e l’agire d’impulso. Un fuoco che divampa indica una rabbia che vorrebbe scoppiare, invece viene bloccata dentro. Può essere paragonato ad una sorta di autocombustione nelle quali le forze di autodistruzione non si espandono nell’ambiente relazionale.

Allo stesso modo chi soffre di dispepsia, cioè di una carenza di succhi gastrici, può svelare una mancanza nel “digerire situazioni“ o persone della vita di ogni giorno e prevale un senso di sfiducia e sospetto nei confronti degli altri: c’è qualcosa che non va proprio giù o addirittura fa schifo (vedi nausea)! Il primo passo è ridurre la severità verso se  stessi, accettare i propri difetti per aprirsi al mondo…nessuno è perfetto!!

Perdonare gli altrui errori ed i propri, è talvolta una medicina importantissima. Secondariamente il momento del pasto deve diventare un’occasione di scambio e di piacere, non una situazione vissuta con paura durante la quale si accettano passivamente le pietanze.

Ecco perché un segreto è quello di iniziare a cucinare con vera curiosità, qualche cena per amici con cui condividere piacevolmente la serata, in modo da controllare meglio le situazioni che solitamente si temono, scegliendo con consapevolezza i cibi che ci scaldano il cuore.

Fonti:

dal libro RIZA : “CURARE LO STOMACO”

Paola Chilò

 

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